martedì 2 marzo 2010

Urla di bambini tra le onde

È cominciata così, questa mia voglia di cambiare, questa mia voglia di crescere. O forse non è niente di tutto questo. Forse è solo la voglia di piacerti. Mi ricordo quando ci siamo conosciuti, era il 7 luglio dell’estate che tu maledici. Per me è stata la più bella estate fino a quell'anno. Ma l’anno dopo, o meglio, l’estate dopo è stata forse anche più bella della prima. Quei giorni al mare, gli schizzi, le onde e le urla dei bambini; una cosa da ripetere. Siamo a marzo, e sono passati circa sette mesi da quell’estate. Continuiamo a vederci, si, ma io comincio a sentire qualcosa di più, qualcosa di più forte. Oggi ci siamo visti, indossavi una maglietta bianca con le scritte nere e la tua sciarpa nera. Si, quando ti metti quella sciarpa ti prendo sempre in giro dicendo che sembri un regista francese omosessuale, tu ti arrabbi ma è il nostro modo per volerci bene. Quando sono arrivata mi hai salutato giocando e se c’è una cosa che adoro di te è proprio questo. Mio padre è contrario a questa mia cotta, dopotutto sei anni di differenza sono molti. Almeno adesso. È per questo che cerco di crescere. Voglio crescere il prima possibile, ma il tempo non passa mai e io mi sento una stupida bambina che corre ancora dietro ai sogni. Correrò pure dietro i sogni, ma c’è un sogno che continuerò a rincorrere, aprire una pasticceria. Sono tornata a casa e non poteva mancare la litigata con mia madre per la stanza in disordine. Ti ho chiamato, volevo parlare un po’ con te, volevo che mi tirassi su. Ma hai pensato di farmi ridere rifilandomi le tue solite frasi “da cioccolatino” tipo <>. Forse era il tuo modo per dirmi che in fondo a me ci tieni un po’. O forse, semplicemente, sono io che mi faccio troppi film…